Ogni volta che guardiamo una video ricetta su youtube, o consultiamo l’infografica di come ci si lava correttamente le mani, o seguiamo su Instagram un reel del nostro life coach preferito, senza esserne consapevoli stiamo facendo microlearning. Ripensa all’ultima volta che hai aperto un motore di ricerca su Internet e hai digitato le parole “Come fare per…”: il microlearning affronta lo stesso momento del bisogno.
Dalla vita di tutti i giorni alla formazione professionale il passo è breve: se la mancanza di tempo è la maggiore difficoltà che un lavoratore deve affrontare quando vuole formarsi o aggiornarsi, il microlearning aggira facilmente il problema. E’ già un metodo consolidato nell’ambito dell’e-learning e del training professionale, ma è anche un trend in continua crescita negli ultimi anni.
Microlearning definizione
Ma proviamo a spiegare in modo più strutturato il microlearning cos’è e come si definisce: Theo Hug, studioso dei linguaggi della comunicazione e della didattica digitale, lo ha definito “una sequenza di microattività e microcontenuti, caratterizzati dall’essere interattivi e multimediali”.
In parole più semplici l’oggetto di microlearning è un contenuto multimediale breve o brevissimo, che risponde in modo puntuale a una nostra domanda e ci permette di imparare qualcosa. Deve avere delle caratteristiche ben precise:
- essere focalizzato, cioè rispondere a una singola domanda, fornire una skill precisa o concentrarsi su un tema specifico;
- essere bite-sized o snackable, cioè lo si deve poter mangiare con un morso solo, il che significa essere breve o meglio brevissimo, con una durata di pochi minuti, mai più di dieci;
- essere immersivo, cioè fortemente esperienziale con simulazione di casi reali che permettono di mostrare, e non semplicemente di spiegare;
- essere multipiattaforma, fruibile ovunque, ma nativamente pensato per il mobile.
Un altro tratto distintivo del microlearning è che è un tipo di formazione “a richiesta”: è un ottimo esempio di formazione “pull” cioè che gli studenti richiedono o ricercano in autonomia quando ne hanno bisogno, in contrapposizione con i contenuti “push” cioè che vengono assegnati dai docenti ai discenti.
Vantaggi del microlearning
La flessibilità è l’asso nella manica del microlearning. E’ apprezzata dal discente, che può inserire la pillola formativa nei ritagli di tempo, anche all’interno della giornata lavorativa. Può apprendere qualcosa di utile in poco tempo e sentirsi immediatamente gratificato dal traguardo conseguito.
Ma torna comoda anche al formatore che può combinare e ricombinare i “mattoncini formativi” per creare percorsi su misura. Sfruttando e valorizzando maggiormente i contenuti realizzati.
Dal punto di vista degli argomenti che possono essere trattati, non c’è praticamente limite: si va dalla formazione onboarding, che viene resa così più leggera, all’aggiornamento tecnico o normativo, fino anche a argomenti di più ampio respiro.
Microlearning e formazione blended
Il microlearning si inserisce molto bene anche in una strategia di formazione blended (che secondo noi sarà sempre più spesso lo standard formativo dei tempi a venire) in cui alcune parti siano sviluppate con formazione in presenza e altre siano lasciate all’apprendimento in autonomia, attraverso alcuni momenti di approfondimento o di consolidamento personale.
Inoltre il microlearning dà spazio alla libertà individuale del lavoratore che vuole costruirsi un’esperienza formativa su misura e quindi può essere percepito come una maggiore attenzione alla persona da parte dell’azienda che eroga la formazione.
Micro vs macro. O no?
Una delle obiezioni che viene mossa al microlearning è che questa parcellizzazione della formazione banalizzi l’insegnamento, e impedisca di veicolare la complessità del progetto di formazione e dell’argomento stesso che viene insegnato. Questa però è un’interpretazione errata: microcontenuti e microattività in verità hanno sempre una cornice invisibile che li unisce ed è questa “cornice” a dare un significato unitario.
Il compito del formatore è proprio quello di creare sistemi di microcontenuti tra loro fortemente connessi e interdipendenti che riescano a restituire un’immagine d’insieme sfaccettata e completa. Le micro informazioni devono essere fruttuosamente collocate in un contesto più grande, in cui il frammento ha senso in sé ma guadagna un senso più alto se inserito in una configurazione complessa. In modo non molto diverso da quello che avviene in un’immagine digitale, che a ben guardare è composta di milioni di minuscole e semplicissime unità chiamate pixel.
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